Onorevoli Colleghi! - I drammatici incidenti che quotidianamente si verificano sulle strade italiane non ci consentono di rimanere inermi di fronte a tale tributo di sangue. Occorre intervenire al più presto per realizzare anche in Italia quanto in altri Paesi dell'Unione europea è già stato fatto con notevole successo in termini di riduzione dell'incidentalità. L'Italia è tra i pochi Stati dell'Unione europea che ha visto aumentare, anziché ridurre, il numero degli incidenti e dei feriti sulle strade. Alcuni Paesi come il Regno Unito, l'Olanda, la Svezia hanno dimostrato che l'obiettivo fissato dalla Commissione europea della riduzione, entro il 2010, del 40 per cento della mortalità non è irrealizzabile; in questi ultimi anni tutti gli Stati membri dell'Unione europea hanno adottato misure straordinarie e hanno ottenuto discreti risultati.
Merita altresì ricordare che il Piano nazionale della sicurezza stradale, approvato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica con delibera n. 100 del 29 novembre 2002, ha evidenziato la necessità di costituire una struttura tecnica interamente dedicata alla sicurezza stradale.
L'esigenza di costituire una struttura tecnica che gestisca in modo unitario tutta la materia della sicurezza stradale è comune alla maggior parte dei Paesi membri dell'Unione europea, che già da tempo hanno costituito apposite strutture. Sotto questo profilo, la soppressione dell'Ispettorato generale della circolazione e della sicurezza stradale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha costituito un grave arretramento.
L'attuale carenza risulta tanto più grave in quanto l'Italia, negli ultimi anni,
a) attuare l'impegno di ridurre del 40 per cento l'incidentalità stradale (nonché il tasso dei feriti e dei morti) così come previsto anche dal citato Piano nazionale della sicurezza stradale;
b) predisporre l'insieme degli interventi a tale fine preordinati, quali: programmazione annuale, individuazione delle linee di azione prioritarie, ripartizione dei fondi messi a disposizione dalle leggi di finanziamento, assistenza e supporto alle regioni e alle amministrazioni locali, verifica delle misure adottate su tutte le strade, comprese quelle gestite direttamente dall'ANAS Spa e dalle società concessionarie;
c) coordinare gli interventi per migliorare la sicurezza stradale realizzati dalle regioni, dalle province, dai comuni e dagli altri soggetti pubblici e privati di sicurezza stradale;
d) predisporre annualmente la relazione al Parlamento sullo stato della sicurezza stradale in Italia;
e) aggiornare ogni tre anni il citato Piano nazionale della sicurezza stradale sulla base dei risultati ottenuti e delle disposizioni emanate a livello nazionale e comunitario;
f) coordinare la raccolta, la verifica e la diffusione delle informazioni sul traffico, sulla viabilità e sulla sicurezza stradale, utilizzando tutti i mezzi di comunicazione e gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione;
g) promuovere e sviluppare la ricerca sulle tecniche di costruzione, manutenzione e gestione delle strade, nonché sui veicoli, anche al fine di predisporre specifiche normative tecniche;
h) promuovere la formazione e l'aggiornamento degli operatori del settore.
Inoltre, tale struttura deve dialogare, a livello comunitario, con il costituendo Osservatorio sulla sicurezza stradale e, a livello nazionale, con la Consulta nazionale sulla sicurezza stradale, organismo costituito in base ad un accordo tra l'allora Ministero dei lavori pubblici e il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e che rappresenta la sede di confronto tra le diverse amministrazioni pubbliche, le rappresentanze economiche e sociali, le associazioni di cittadini e gli operatori del settore.
Con l'articolo 1 è istituita l'Agenzia con sede in Roma e dotata di sezioni periferiche.